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Paesi Arberesh e Serbo-Croati - Ricchezze Culturali Insediative (Ermal Hoxha)

PAESI ARBERESH E SERBO-CROATI

Storie di emigrazione - ricchezze culturali insediative

La storia delle relazioni economiche e culturali tra le due sponde dell’Adriatico è abbastanza antica (Romani-Iliri). Frutto di questi scambi sono anche i noti i casi di imperatori romani (es. Diocleziano, Costantino I) o di Papi (es. Papa Clemente XI). Importanti testimonianze di immigrati albanesi nella penisola risalgono intorno al 1300. Si trattava prevalentemente di gruppi sporadici che si sono insediati qua e là lasciando testimonianze anche molto significative, quale ad es. la famiglia dei Durazzo di Genova o della casata degli Albani insediatasi nelle Marche e dai quali sarebbe nato il Papa Albani. Com’è noto nel Molise, vi sono alcuni paesi di origine e lingua albanese e croata che risalgono alla seconda metà del ‘400 e che sono il risultato di fenomeni migratori causati da eventi storico-religiosi abbastanza complessi che hanno interessato la penisola balcanica, all’epoca al centro di numerose questioni espansionistiche, e l’Italia, in modo particolare il Regno di Napoli e la Repubblica di Venezia, che miravano ad espandersi ma anche ad adeguarsi alla struttura degli Stati Nazionali, eliminando la feudalità.

In modo particolare i comuni albanesi che oggi sono quattro (Campomarino, Portocannone, Ururi e Montecilfone), furono in passato molti di più. Si ritrovano tutti nell’area del basso Molise nei territori assegnati giurisdizionalmente alla provincia di Capitanata fino al 1811, quando furono da questa distaccati per essere annessi alla Provincia di Molise istituita nel 1806. L’esodo più massiccio e storicamente documentato è stato sicuramente quello risalente ai tempi di Skanderbeg (eroe nazionale Albanese), quando il Castriota raggiunse l’Italia con le sue milizie per soccorrere Ferdinando d’Aragona in lotta contro gli Angioini. I baroni che si ribellarono al re, capeggiati dal principe di Taranto Napoleone Orsini, furono sconfitti dallo Skanderbeg nel 1462, nella battaglia di Orsara in Puglia, ripristinando la dinastia aragonese nel Regno di Napoli. Numerosi furono i riconoscimenti ed i feudi che Ferdinando D’Aragona donò all’amico Castriota e i discendenti, i quali furono, nel tempo, molto apprezzati per i servigi resi, godendo di benefici e concessioni, che però scatenarono anche violenti forme di intolleranza con le popolazioni locali. La regina Giovanna D’Aragona, nei suoi feudi dotali di Guglionesi ed Isernia, richiamò molti albanesi, all’epoca chiamati Arbëreshë perché provenienti dal principato di Arbëria.

Proprio in questo momento storico (dal 1460 al 1800) inizia la lunga emigrazione della popolazione arbëresh (albanese) in territorio basso-molisano. Venuti in queste parti come guerrieri mercenari, nel arco di 400-500 anni gli arbëresh si convertono in lavoratori di terra e allevatori di bestiame. Nel lungo periodo di occupazione otomana in territorio balcanico, gli emigranti albanesi si aggiungono piano-piano alle famiglie arbëresh insediate principiamente in questi territori. Inizia cosi una lunga stratificazione culturale che oggi offre a questo territorio (il Basso-Molise) minoranze linguistiche, diversità di usi e costumi, festività legate anche al territorio e un bellissimo folklore di canti e balli balcanici. La loro influenza culturale si applica anche in tessuti urbani (con tipologie specifiche che formano i nuclei storici), che a volte anche nell’uso del suolo circostante. Lo scopo di questo studio/progetto è quello di recuperare le parti mancanti di queste ricchezze culturali, valorizzarli attraverso interventi mirati strateggici di paesaggio, e riproporrli questi territori come nuovi sistemi integrati, che a sua volta offrono nuovi modelli sostenibili di territorio e paesaggio.

(referenze: F. Pugliese, Rivista Kamastra, 2006)

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  • Ultima modifica: 22/01/2021 16:54
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